Scrittura di scena e regia: Raffaella Caruso
Interpreti: Albino Marino e Paolo Mazzini
SPETTACOLO CON CONFERENZA SUL TEMA DELLA LIBERTA'
L’associazione
OFFICINA04 di Torino propone un’interpretazione originale del racconto “Il
grande Inquisitore” contenuto nel romanzo di Dostoevskij I fratelli Karamazov.
È impossibile valutare Dostoevskij unicamente come letterato senza scorgere
nelle sue opere un puntuale e moderno pensiero filosofico, antropologico e
politico. E sono proprio questi i piani affrontati nello spettacolo de “Il
Grande Inquisitore”.
La
scena è calcata da due personaggi più uno: Il Grande Inquisitore (Albino
Marino), un Uomo (Paolo Mazzini), più una Presenza metafisica… forse Cristo,
forse l’essenza dell’umanità o qualcos'altro che starà al pubblico intuire.
Oggi
il potere di governare lo spirito delle masse non appartiene più, come nel XVI
secolo, al ministero ecclesiastico.
Oggi
la leva della società ruota intorno al nuovo perno del mercato e
dell’evoluzione tecnologica.
Per questi motivi la vicenda da noi raccontata si svolge nel nostro tempo ed è
ambientata nel palazzo della più forte Corporation al mondo la cui guida
suprema è il Grande Inquisitore.
Questi regge il proprio potere economico, politico e la propria fama
apparentemente senza macchia su una terrificante menzogna, solo a lui nota.
Qualora quest’ombra venisse alla luce il dominio del Grande Inquisitore e della
sua Corporation crollerebbe portando con sé, nel baratro, anche gli Stati che
ad esso hanno demandato il controllo dei propri servizi (acqua, sanità, mezzi
pubblici, telefonia e quant'altro).
A
camminare sul filo del baratro è l’Uomo, vice del Grande Inquisitore, che
scopre la misteriosa menzogna e minaccia di renderla pubblica.
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